L'ansia e i suoi sintomi: l'importanza del supporto psicologico

Pubblicato il 9 ottobre 2024 alle ore 14:19

Le emozioni sono processi fisiologici e mentali caratterizzati da alcune modificazioni fisiche e psicologiche che funzionano da risposte a stimoli interni, per esempio pensieri o sensazioni, o esterni, ad esempio cambiamenti o performance da affrontare nella quotidianità.

In letteratura esistono emozioni primarie ed emozioni secondarie.

Le emozioni primarie sono: felicità, paura, disgusto, rabbia, sorpresa, disprezzo, tristezza; mentre le emozioni secondarie sono: ansia, offesa, invidia, vergogna, senso di colpa, nostalgia, delusione e gelosia.

Come accennato precedentemente l’ansia è un’emozione normale e molto utile, che tutti sperimentiamo nel corso della vita, è un’emozione che provoca uno stato di attivazione dell’organismo, e che ha origine da una situazione percepita dall’individuo come pericolosa, questo meccanismo è utile per predisporre la persona a reagire a tale situazione.

L’ansia, quindi, non è solo un limite o un disturbo, ma costituisce una importante risorsa. È, infatti, una condizione fisiologica efficace in molti momenti della vita per proteggerci dai rischi, mantenere lo stato di allerta e migliorare le prestazioni (ad es., sotto esame).

Lo stato di ansia è caratterizzato principalmente da sensazioni di preoccupazione, tensione e cambiamenti a livello fisiologico; si differenzia dalla paura perché, mentre l’ansia è una reazione emotiva ad una possibile minaccia futura, la paura è una reazione ad un pericolo immediato e reale.

Quando l’attivazione del sistema di ansia è eccessiva, incontrollabile, ingiustificata, sproporzionata rispetto alle situazioni, oppure persiste in assenza di un’oggettiva condizione di pericolo, siamo di fronte a un disturbo d’ansia, che può complicare notevolmente la vita di una persona e renderla incapace di affrontare anche le più comuni situazioni. Per questo motivo, è importante rivolgersi ad un professionista che possa aiutare la persona a gestire i sintomi invalidanti e fastidiosi che essa crea.

L’ansia può avere diversi sintomi: fisici, cognitivi e comportamentali.

I sintomi fisici dell’ansia possono essere:

  • palpitazioni: aumento della frequenza cardiaca o percezione dell’aumento del battito (come un rimbombo interno)
  • vertigini e sensazione di giramento di testa o sbandamento: quando le informazioni provenienti dal sistema dell’equilibrio (sistema visivo, somatosensoriale e vestibolare) entrano in conflitto si verificano le vertigini
  • dolori muscolari: in particolar modo a livello cervicale, testa (da cui la cefalea tensiva), bulbi oculari, apparato gastrointestinale
  • nausea o disturbi addominali: le funzioni della digestione e dell’alimentazione sono le prime a bloccarsi in stato di allerta, se l’individuo interpreta la nausea come un segno dell’imminente vomito, l’ansia può aumentare e portare al panico
  • sensazione di affanno o di mancanza del respiro: a causa della ripetuta respirazione toracica e dell’affaticamento dei muscoli intercostali viene indotta la sensazione di mancanza del respiro
  • sudorazione eccessiva: lo stress stimola il sistema nervoso simpatico incrementando la produzione di calore e l’aumento della sudorazione
  • sensazione di formicolio alle mani o ai piedi a causa della contrazione muscolare
  • sensazione di derealizzazione (sensazione di essere dissociato dall’ambiente) e depersonalizzazione (sensazione di scollegamento dai processi mentali o dal proprio corpo, come se si stesse osservando la propria vita dall’esterno)

 

I sintomi cognitivi dell’ansia, che alimentano ulteriormente lo stato ansioso, sono:

  • presenza intrusiva di ricordi o pensieri negativi
  • senso crescente di pericolo e allarme, senza giustificato motivo
  • sensazione di essere osservati
  • sensazione di vuoto mentale che rende difficile ragionare lucidamente

 

Infine, l’ansia può provocare anche alcuni sintomi comportamentali tipici, come:

  • evitamento di specifiche situazioni, secondo la strategia “meglio prevenire che curare”
  • fuga, il corpo è indotto a fuggire da una situazione ritenuta spaventosa
  • immobilizzazione, sensazione corporea di “congelamento” senza permetterci di agire
  • reazioni eccessive di fronte agli stimoli
  • non riuscire a guardare le persone negli occhi, per paura che l’altro intuisca cosa stiamo provando
  • tendere a farsi accompagnare in determinati luoghi da parenti o amici, in modo da avere una “spalla” con il quale affrontare le nostre paure

È molto importante sapere che l’ansia può generare uno stato di paura della paura: è un meccanismo psicologico che significa avere timore di percepire paura, che può portare a mettere in atto comportamenti protettivi volti ad evitare situazioni di pericolo.

 

I disturbi d’ansia, ad oggi noti in letteratura, possono essere:

  • Disturbo d’ansia da separazione (paura persistente, intensa, e inappropriata rispetto alla separazione da una figura di riferimento)
  • Fobie specifiche (spazi chiusi, ragni, cani, aerei, luoghi, situazioni, ecc.)
  • Disturbo d’ansia sociale (costante e sproporzionata paura delle relazioni sociali)
  • Disturbo di panico (comparsa di ripetuti attacchi di panico tipicamente accompagnati dalla paura di un attacco futuro o da comportamenti atti a evitare situazioni che possono predisporre agli attacchi)
  • Agorafobia (timore di trovarsi in spazi aperti o affollati, in cui è difficile trovare una rapida via di fuga)
  • Disturbo d’ansia generalizzata (è uno stato cronico di grave preoccupazione e tensione, spesso senza che vi siano fattori scatenanti)

 

Da una storia vera… Caso clinico: un disturbo d’ansia e panico

Elisa è una donna di 38 anni, casalinga, vive con il marito e il figlio nel paese della sua famiglia, dove è cresciuta. A seguito di una crisi ipotensiva avvenuta durante i mesi estivi, Elisa, decide di intraprendere un percorso di terapia a causa dell’incremento di preoccupazioni riguardanti il proprio stato di salute. Elisa si presenta alle sedute ben curata nell’aspetto e ben disposta al colloquio, ammette di essere un pochino spaventata dall’iniziare questo nuovo percorso ma, superato l’imbarazzo iniziale, esprime la sua richiesta di aiuto: “sono sempre stata una persona molto attiva, amavo viaggiare e vedere posti nuovi, adesso mi spaventa anche uscire di casa, per paura di stare fisicamente male”. Da quel fatidico giorno in cui non si è sentita bene, per strada, in cui ha dovuto affrontare i giramenti di testa, lo svenimento, la nausea e la paura ha sempre timore che questo possa ricapitare, e si sente tranquilla solo nel comfort di casa sua. Elisa racconta di svegliarsi sempre in uno stato di agitazione, con sintomi molto simili al suo episodio ipotensivo. Ha fatto varie visite mediche specialistiche ma i dottori le dicono sempre che sta bene e che è tutto a posto, eppure lei ha paura. Paura di rimanere da sola, di stare in mezzo agli altri, di guidare e di uscire di casa. Ormai, per lei, anche andare al supermercato da sola è diventato difficile e molto spaventoso. Riferisce, inoltre, di passare molto tempo navigando in Internet, cercando sintomatologie come la sua su siti di malattie rare, preoccupandosi parecchio per il suo stato di salute. Dice di non riconoscersi più e, questo, la fa sentire molto triste.

Nel caso di Elisa c’è stato un evento scatenante (episodio legato all’ipotensione) che ha scaturito ansia e panico, ha dato molta attenzione ai sintomi fisici creando un vortice di agitazione e attivazione somatica; ha inoltre messo in atto pensieri catastrofici (come per esempio “non esco più perché se no sto male e mi ricoverano”) avendo comportamenti di evitamento e protettivi (non fa più niente, sta solo in compagnia, non esce più).

Elisa ha iniziato un percorso di terapia a cadenza settimanale in cui abbiamo analizzato come fosse cambiata la sua vita e come questo influenzasse notevolmente il suo umore, abbiamo individuato quali comportamenti di evitamento metteva in atto per cercare di spezzare il circolo vizioso del panico. In secondo luogo, abbiamo utilizzato delle tecniche di rilassamento in modo che Elisa potesse metterle in pratica da sola a casa, quando aveva dei pensieri negativi.

Elisa adesso sta bene, è serena e a piccoli passi si sta riprendendo in mano la sua vita.

 

Cure e rimedi

La terapia cognitivo-comportamentale ha mostrato tassi di efficacia elevatissimi e, nella comunità scientifica, si è affermata come la strategia di prima scelta nella cura dei disturbi d’ansia. L’intervento solitamente richiede alcuni mesi, con sedute a cadenza settimanale.

I farmaci ansiolitici sono largamente impiegati ma sono utili solo se utilizzati per brevi periodi; anche i farmaci antidepressivi di ultima generazione sono prescritti con funzione ansiolitica ed hanno una buona efficacia.

Un approccio esclusivamente farmacologico ai disturbi d’ansia non è mai consigliabile e la psicoterapia, quando possibile, rappresenta il trattamento di prima scelta.

Lo psicologo può aiutare anche a gestire l’ansia attraverso di tecniche di rilassamento o strategie di mindfulness.

Molte persone arrivano in terapia nervose o trafelate, portando un borsone immenso di preoccupazioni e paure che non riescono a tirare fuori per paura di venirne travolti, l’aiuto dello psicologo serve anche per trovare strategie per calmare questa agitazione. Affrontando un tema alla volta vengono trattati i problemi che destabilizzano la persona, mandandola in ansia e nel panico.

Pian piano, lungo questo percorso, ci sembrerà che questi problemi non siano così minacciosi e giganteschi, perché gli strumenti messi a disposizione dallo psicologo ci consentiranno di guardarli in faccia ed affrontarli. Un passo alla volta, il borsone carico di ansia si svuoterà per poi riempirsi con esperienze positive ed utili.

Per concludere, il benessere psicologico è una componente fondamentale della nostra quotidianità ed attraverso un percorso di sostegno psicologico possiamo riuscire ad affrontare tutte le sfide che ci sembrano impossibili.

 

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